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Paolo Mancuso

“Chi dice donna…” dice maggiore attenzione al passaggio generazionale.

Proponiamo di seguito alcuni brani tratti dall’articolo Donne più attente al passaggio generazionale, “L’Economia-Corriere della Sera”.

L’articolo, a firma di Patrizia Puliafito, entra nel merito delle imprese al femminile: senso pratico, prudenza e, soprattutto, attenzione al ricambio generazionale.

“Negli Stati Uniti l’universo femminile controlla già il 51% della ricchezza familiare. Sul pianeta dei super ricchi italiani (HNWI, ovvero: High net worth individuals, le persone che possiedono un alto patrimonio netto, ndr) invece, le donne sono meno di un terzo. Nel 2017, nel registro delle Camere di Commercio sono state iscritte oltre 10 mila nuove imprese a conduzione femminile, superando il milione e 330 mila unità, pari al 21,86% dell’imprenditoria italiana.”

Secondo i dati di Unioncamere, queste nuove imprese sono quasi 30mila in più rispetto al 2014, che vanno soprattutto a coprire i settori del turismo e della cura della persona. I dati elaborati dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile mostrano anche un maggiore orientamento femminile verso le società di capitali rispetto alle società di persone e le imprese individuali, che restano, comunque, la forma giuridica più diffusa nell’universo imprenditoriale femminile. Le cifre sono incoraggianti e in continua crescita, soprattutto considerato lo stato di stallo in cui versa l’economia italiana. È la dimostrazione che la donna italiana sa reinventarsi, in risposta al calo occupazionale.

Continua la Puliafito: “Quanto sia forte la sensibilità femminile al passaggio generazionale è evidenziato in una ricerca di Finer (Finance Explorer). Su un campione di 100 HNWI italiani, il 95% delle condottiere di aziende ha già affrontato e risolto le questioni successorie, contro il 79% degli uomini. «Individuati - spiega Adriana Ricci, wealth advisory di Cordusio, la struttura di wealth management di Unicredit - i futuri timonieri dell’azienda, le imprenditrici li fanno subito entrare in organico, mentre gli uomini, di solito, rimandano questa decisione per mantenere le redini fino all’ ultimo». Rispetto ai colleghi imprenditori le donne si fidano maggiormente dei propri discendenti, figli o nipoti, non li vivono come antagonisti, ma come alleati, come continuatori della propria visione. Per questo le donne hanno più facilità al passaggio generazionale. E per formalizzare le proprie volontà privilegiano il patto di famiglia; in caso di soli asset finanziari e immobiliari, invece, sembrano più propense a scegliere il testamento.”

Vediamo insieme il patto di famiglia: un contratto introdotto nel nostro ordinamento nel 2016 che va a colmare le precedenti lacune nel sistema del diritto successorio. L’imprenditore ha la possibilità di gestire di persona la successione della propria impresa, con un contratto tra vivi che è anche un atto pubblico, evitando contestazioni in sede di eredità ma tutelando comunque le variazioni delle quote di legittima successive alla sua stipula.

Che questa due diligence al femminile possa essere di esempio e di rilancio meritocratico delle imprese italiane e la via di uscita dalla crisi? Noi ce lo auguriamo.


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